Si
doveva vitalizzare quel tanto che bastava per coprire l’arco dei vent’anni a
venire, non tanto per migliorare la situazione contingente ma ciò che bastava
per evolvere, sedimentare, trasformare, conservare lo stato vivente della
società domestica.
Le
invasioni pacifiche scorrevano ormai da anni verso nord, nord-est ed avevano
scavato lunghi canali di fuga protetta verso ogni direzione fredda.
Qualcuno era rimasto nei nostri luoghi
temperati e si era incuneato nei punti di maggiore sforzo come scaglie preziose
che rendevano sicure le posizioni e forte equilibrio stabile.
Il
turn-over era una performance continua, work in process, attivo e vitale dove le
energie si rigeneravano con automatismi prevedibili e spalmavano beneficio a
pioggia costantemente e naturalmente come prodotto lordo pro capite.
Altri
avevano tentato la barriera impenetrabile sobillando legami inventati senza
successo alcuno ed erano rimasti piastrellati sui luoghi improbabili diventando
ben presto res nullius.
La
forza invasiva dolce aveva creato effetti multi-strato di larga veduta ed aveva
cementato a massa critica anche le frivole utenze impreparate alla progressione
cognitiva. Nelle principali città era prevalso l’esodo verso le periferie,
policentrico e centrifugo con normale accelerazione unidirezionale.
La
società dei consumi si era sparpagliata verso i luoghi di basso consumo ed
aveva rivitalizzato un modus vivendi
inedito, pieno di moderato entusiasmo e maggiore equilibrio sostenibile. I
barbari scuri avevano intrapreso una via alla convivenza consapevole,
assorbendo in tempi brevissimi le coordinate essenziali.
Lo
strato profondo aveva fermentato positivi effluvi ed era lievitato in masse
leggere, attrezzate progressivamente per allevare nuovi virgulti tracciando
strade di agile percorso e possibile collegamento strategico.
La
costruzione variegata prometteva futuro di stabilità dinamica e resistenza
oltre le aspettative. L’umanità aveva reinventato la convivenza pacifica.